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Capoluogo di provincia delle Marche e sede vescovile, Macerata ha alle spalle una storia centenaria. Il suo nome deriva dall’antico termine “maceriae” riconducibile ai materiali da costruzione recuperati dall’antica “Helvia Ricina” distrutta nel secolo V oVI, per la nuova città. Il comune si costituì nel 1138; il primo palazzo del Comune è del 1286, ma il riconoscimento ufficiale di città, insieme al vescovado, si ebbe solo nel 1320, da Giovanni XXII, papa avignonese. Il Comune aveva oscillato tra la parte ghibellina e quella guelfa, la Chiesa infine riuscì a prevalere. I sec. XIV e XV videro momenti di governo signorile con i Mulucci, i Da Varano di Camerino e Francesco Sforza. Qualche anno dopo, la città ritornò alla Chiesa e subito fece erigere sullo sperone orientale del colle, la cappelletta che nei secoli divenne il santuario della Madonna di Misericordia. Agli inizi del ‘500 venne su la Loggia dei Mercanti, sulla piazza che è da sempre il cuore della città. Santa Maria delle Vergini fu costruita sul luogo dove nel 1548 era apparsa la Madonna. Il maceratese Matteo Ricci, fu il primo esponente dell’ordine cristiano ad essere ammesso alla corte dei Ming, nella lontana Cina, introducendovi, tra il 500 ed il 600, il culto della Chiesa e riempendo d'orgoglio la sua città natale. Come dicono le lapidi, il settecentesco palazzo Torri ospitò il generale Bonaparte prima del trattato di Tolentino e il Murat prima della battaglia del 1815, ancora a Tolentino, in cui gli Austriaci fermarono il suo tentativo disperato di salvare il trono unendo l’ Italia; nel 1799 i Francesi avevano bombardato e saccheggiato la città,occupandola ancora nel 1808. Passata la bufera, cento maceratesi si unirono per far costruire una degna sede per “il gioco del pallone al bracciale”, lo Sferisterio. Nel primo censimento dopo l’Unità, si contavano a Macerata un po’ meno di ventimila abitanti.