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Circondata dal verde intenso dell' amena e feconda valle del Metauro, Sant' Angelo in Vado si trova non lontano dalla catena dei monti dell' Appennino che sepsara tra loro Marche, Umbria e Toscana. L' importanza del fiume per la città è già espresso nel nome dedicato al patrono San Michele Arcangelo, ma detto "in Vado" perchè in un dato punto si passava "a guado" il fiume Metauro. Sant' Angelo in Vado sorge sulle rovine di un antico municipio romano, Tifernum Mataurense, com' è testimoniato dai numerosi rinvenimenti archeologici di epoca romana ora custoditi presso il Museo Civico. Nel VI sec. fu distrutta dai Goti, ma risorse ben presto con il nome attuale. Fu capoluogo della provincia Massa Trabaria, feudo della famiglia Brancaleoni e nel 1437, in seguito al matrimonio di Gentile Brancaleoni e Federico da Montefeltro, passò sotto il Ducato d Urbino fino all' anno 1631 in cui passò sotto il Governo pontificio restandovi fino all' unità d' Italia nel 1861. Alle porte della città si trova l' imponente chiesa di Santa Maria dei Servi, monumento artistico nazionale. Di stile romanico, successivamente rimaneggiato, fu consacrata nel 1331; ha tre navate con pregiati altari dorati (sec. XVII) sui quali si ammirano pitture di Raffaellin del Colle, Francesco Mancini e Santi di Tito. Nell' altare della famiglia vadese Grifoni una bellissima Madonna in Gloria, rilievo in bronzo di Lorenzo Ghiberti. Superando il ponte sul Metauro si raggiunge il corso Garibaldi dove sorge il Palazzo rinascimentale Santinelli. Di questa illustre famiglia vadese esiste anche una casa di campagna chiamata il "Palazzetto" del 1538. Risalente allo stesso periodo è la ben conservata "Gavina", altra villa di campagna della famiglia Ganganelli, con la sua torre quattrocentesca a difesa della città. Su corso Garibaldi si affaccia la chiesa di Santa Chiara eretta nel '400, con nell' interno frammenti di ceramiche robbiane del XV sec. Più avanti è il Palazzo Grifoni-Nardini-Ridarelli, ornato di sculture in pietra arenaria di Marino di Marco Cedrini, architetto e scultore veneziano. Le caratteristiche vie medioevali (Santa Caterina, Ghettaiola, Luigia, Pozzo e Maremma) introducono nel cuore pulsante di storia della cittadina. Nella raccolta piazza Pio XII si trovano il Palazzo della Ragione (sede municipale fino al 1838), costruzione trecentesca più tardi rimaneggiata con alta e possente torre campanaria, "El Campanon", diventata simbolo della città e la Basilica Cattedrale, risalente al sec. XII, anticamente in stile gotico, ad una sola navata. Rifatta e ampliata nel XVIII sec. è oggi composta da tre navate e conserva interessanti opere d' arte: il Trionfo di San Michele Arcangelo, tela del pittore vadese Francesco Mancini, l' Adorazione dei Magi attribuita a Claudio Ridolfi e, nella Cappella della Madonna del Pianto, una bellissima tavola Madonna e Bambino dei primi del sec. XV. Nella piazza Umberto I, detta piazza del Papa (per la statua di Clemente XIV della famiglia vadese Ganganelli), si affaccia la piccola ma importante chiesa ottagonale di San Filippo, di origine cinquecentesca. L' interno conserva una bella statua lignea (Madonna) di Lorenzo Ghilberti e pitture di Raffaellin del Colle, Pandolfi e Mancini. La cupola presenta affreschi di A. Albrecht Wallentein (1629). Su uno dei lati della piazza sorge il Palazzo Fagnani (sec. XVII), oggi sede municipale dove, nella sala del Consiglio, si può ammirare un dipinto datato e firmato 1603 di Federico Zuccari. Il restaurato teatro Zuccari (sec. XVII) e il Palazzo Mercuri (sec.XVIII) con il Museo dei Vecchi Mestieri completano la piazza Umberto I nel lato sud. Percorrendo via Roma si raggiunge la chiesa di San Francesco, insigne monumento d' arte. Consacrata nel 1308, ha subito nel tempo trasformazioni. Di rilievo il portale gotico e, nell' interno, Pietà e Santi tavola del vadese Girolamo Nardini (1512) e Rosario e Santi di Giovanni Francesco Guerrieri di Fossombrone. Fuori città la chiesa di S. Maria degli Angeli sec. XVI. Anticamente Sant' Angelo in Vado era centro di grande importanza per il commercio, le fiere e per il fiorente artigianato. Una delle principali industrie fu quella delle lavorazioni etrusche in filigrana d' oro e di argento. Oggi è una tranquilla cittadina che, grazie ad un concreto ed ordinato sviluppo di una sua moderna realtà industriale, insieme ad una efficiente pratica agricola, ha saputo invertire la tendenza emigratoria. Nell' Appennino rappresenta il nucleo di una vasta area che, per i suoi terreni marnosi e argillosi si distingue per la produzione del tartufo bianco pregiato (Tuber Magnatum Pico) e di altre specie che assicurano per tutto l' anno la presenza del prezioso tubero. Nel suo territorio si sviluppa una vasta area demaniale particolarmente votata alla produzione del tartufo bianco, con inserite tartufaie artificiali realizzate mediante piantine micorizzate nel Centro Nazionale di Ricerca per la Tartuficoltura, sorto appositamente nel 1981. All' interno del demanio forestale, presso Ca' Mascione, si sta realizzando la "Casa del Tartufo", centro di riferimento per coloro che vogliono fare esperienza di cerca al tartufo. Nel periodo autunale si celebra la Mostra Nazionale del Tartufo (ultime tre settimane di ottobre).