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Scarse sono le notizie storiche. Sembra che su un colle, "Castrocucco", sia sorto il paese verso il 969 nel luogo di un'abbazia estiva dei monaci Cistercensi ed abbia avuto il nome di "Cervicati" da "Cervi Capti" per il gran numero di cervi presenti nella zona. Sull'origine del nome esiste un'altra ipotesi: fu così chiamato da Cervex, Cervica, Cervicatus che significa "superbo". Da un documento dell' Archivio Vaticano si apprende che nel mese di aprile del 1066, in contrada Conicella, fu consacrata la Chiesa di Santa Maria ad Nives in Castro Cervicantense da Aenolfo arcivescovo di Cosenza,da Ottone vescovo di Rapolla e da Lorenzo vescovo di Malvito.Si ritiene a tal proposito, che nel medesimo luogo ci fosse l'Abbazia estiva dei monaci Cistercensi. Tra il 1468 e il 1506, dopo la morte di Skanderberg, Cervicati accolse una colonia di profughi albanesi, assumendone col tempo usi e costumi, tuttora evidenti, ma non la lingua che andò persa anche dalla discendenza delle stesse famiglie Albanesi a causa dei signorotti locali che non li tolleravano. Nel 1849-50, dopo il fallimento della rivoluzione napoletana, il noto critico e letterario Francesco De Sanctis,accolto dalla famiglia Guzolini,trovò rifugio ospitale a Cervicati. Feudatari che governarono il paese furono i Sanseverino di Bisignano, gli Spinelli di Fuscaldo, i Caselli, i Sersole di Cerisano, i Maiorana ed infine i Guzolini, i quali nel 1651 vi incardinarono il titolo di "Barone". Nel 1929 Cervicati veniva considerato frazione di San Marco Argentano, ma nel 1937, per interessamento del Vescovo Domenico Petroni, originario di Cervicati, divenne Comune autonomo. Attualmente sorge su uno sprone del versante orientale della Catena Costiera, alla sinistra del fiume Crati. A Cervicati nacquero Pasquale Rebecchi, scrittore di medicina nel XIX sec., Giacomo Greco e Don Pasquale Viola patrioti che parteciparono ai moti risorgimentali. Gli abitanti si chiamano Cervicatési. Una prima suggestiva visione è offerta quando si scorge il paese nel suo complesso, abbardicato su uno dei tre colli. Sintesi grafica che figura anche sullo stemma comunale con al centro anche un bel cervo, simbolo della comunità. Poi interessante è da visitare il centro storico. Costituito da un agglomerato di case semplici, addossate le une alle altre, è arricchito da vicoli e piazzette caratteristiche, mentre in posizione dominante, sta il: "Palazzo Barone", costruzione seicentesca dall'architettura essenziale e rigorosa. In esso sono custoditi preziosi documenti delle epoche passate (codici, armi, ecc.) e si conserva la stanza dove soggiornò Francesco de Sanctis, con scrittoio, poltrona ecc.. La Chiesa, un'antica cappella votiva, con campanile a orologio, risale al Seicento e contiene opere d'arte, tra cui dei dipinti parietali, un organo a canne ed un Crocifisso snodabile di scuola napoletana. Caratteristici i portali di varie case, con stemmi tufacei e gli archi sovrastanti (Supportici) che, in altri tempi, impedivano o permettevano l'accesso al paese.