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Secondo una millenaria leggenda Todi venne fondata dai Veii Umbri nel sito dove un' aquila aveva deposto la rozza tovaglia del loro desco; di qui l' arme della città che è appunto un' aquila con le ali spiegate che sorregge tra gli artigli un drappo. Ebbe nome Tutere, che vuol dire confine, forse per indicare un' ipotetica frontiera con gli insediamenti etruschi lungo il Tevere. Secondo un' altra leggenda Todi venne fondata addirittura da Ercole che qui avrebbe ucciso Caco e si chiamò appunto Eclis da Ercole-Eracle. In epoca imperiale divenne "colonia iulia fida", ma già un secolo prima il suo vasto territorio era stato ascritto alla tribù Clustumina che rese questa terra "splendidissima", mentre l' appellativo di "marzia" le venne dato durante le guerre contro Annibale. Del periodo umbro-etrusco restano alcuni tratti di mura presso Porta Libera, in via Paolo Rolli, in via delle Mura Antiche, in via del Montarone, a Porta Marzia che è tutt' oggi l' elemento architettonico più suggestivo di quel periodo, sormontata da una elegantissima loggia, per essere l' unica rimasta pressochè intatta di quel primo cerchio di mura, essendo ormai soltanto un ricordo nei documenti i nomi delle altre porte: Oxiria, Liminaria, Bovinaria, ecc. Numerosi reperti archeologici sono sparsi invece in molti musei d' Italia. In epoca romana, ingranditasi la città, vennero costruiti il teatro, nella zona dove, dopo un millennio, sorsero i palazzi comunali, l' anfiteatro, i templi di Giove, Minerva, Giunone, Marte, le terme ed infine un poderoso secondo cerchio di mura di cui oggi si possono ammirare le porte Libera, di Santa Prassede, delle Milizie o della Catena o di Sant' Antonio, Aurea. Nel 757 Desiderio re dei Longobardi e il papa Paolo I, per mezzo di loro delegati, concordarono i confini del territorio di Todi, specie verso il versante del ducato di Spoleto. Con Federico Barbarossa, nel 1169, ebbero inizio le fazioni guelfe e ghibelline e con esse le lotte intestine che però non impedirono alla libera città medievale di sottomettere Terni nel 1217 ed Amelia nel 1208 e raggiungere la massima espansione territoriale. Nel 1213 venne eretto, probabilmente sulle vestigia di una più antica residenza dei consoli, il Palazzo del Popolo; nel 1292 il Palazzo del Podestà e Capitano, nel XIV secolo il Palazzo dei Priori, poi del luogotenente pontificio, e del governatore, mentre, dalla parte opposta la piazza era chiusa dalla cattedrale, dedicata all' Annunziata, iniziata al principio del XII secolo. La città, che vide un capitano del popolo affiancare il podestà nel 1255 e la nascita delle arti e corporazioni, dal 1209 al 01244 si era cinta di un terzo cerchio di mura, quello che attualmente si può ammirare per gran parte del suo percorso che all' origine era di ben quattro chilometri, entro il quale veniva chiusa la nuova struttura urbanistica medievale, rimasta nella sua estensione quasi inalterata fino agli inizi degli anni settanta e all' espansione edilizia derivata dall' introduzione del nuovo piano regolatore. Al suo interno si sovrapposero dunque tutti gli interventi urbanistici successivi, i più importanti dei quali si verificarono in epoca rinascimentale ad opera principalmente del vescovo Angelo Cesi, cui si deve la Fontana della Rua o Cesia e la via della Piana, ricavata su un tracciato trecentesco. Perduta l' autonomia di libero comune nel 1368, vi si insediarono come signori Malatesta da Rimini, Biordo Michelotti, Ladislao d' Angiò re di Napoli, Braccio Fortebraccio da Montone, Francesco Sforza ed infine, entrata la città definitivamente a far parte dello Stato della Chiesa, il governatore pontificio. Dagli inizi del '400 Todi entrò in un lento periodo di decadimento ravvivato solo dall' ultimo grande sforzo edilizio della prima metà di quel secolo: il completamento dell' insigne tempio di San Fortunato, affidato dal 1414 a Giovanni di Santuccio da Fiorenziola, ma anche a Bartolomeo Mattioli da Torgiano e a numerosi maestri lapidici lombardi. Solo con l' ascesa all' episcopato di Todi del ricordato vescovo Angelo Cesi la città sembrò rifiorire e risollevarsi da una grave depressione demografica successiva alla peste del 1523 che aveva decimato più della metà della sua popolazione. Si abbellì allora di importanti palazzi civili come quello di Viviano degli Atti, forse Galeazzo Alessi, sulla piazza allora di San Giovanni, oggi Garibaldi, o il palazzo Cesi ai piedi della scalinata del duomo. Intanto fuori della porta di Santa Margherita sorgeva il tempio di Santa Maria della Consolazione, iniziato dal lontano 1508 forse su disegno di Donato Bramante, ma più probabilmente di Antonio da Sangallo, terminato e aperto al culto con solenne cerimonia, dal vescovo Cesi nel 1606, che contemporaneamente aveva promosso la costruzione del tempio del Crocefisso sul lato opposto della città, verso levante. Con la costruzione del palazzo episcopale, Todi esaurisce la sua trasformazione urbanistica conservando, come conserva tuttora la fitta rete di suggestivi vicoli stretti e scoscesi nei tre borghi medievali, Ulpiano, Nuovo e di Porta Fratta e nella zona della Valle inferiore detta dei Pontigli per i ponteggi di contenimento delle frane che allora come ora continuamente minacciavano quel versante per quella parte non sorretta dal possente muro semicircolare, arditissima opera di architettura civile romana, citato come esempio del bel costruire da Vitruvio.