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La tesi finora prevalente lega la nascita del paese a quella degli altri casali, poco prima dell'anno 1000, i cosiddetti Casali del Manco perché collocati a "manchia"cioè in zona fredda di montagna. Se si tiene conto che la Sila iniziava dalla sponda destra del fiume Crati i Casali del Manco sono quelli che vanno da Castiglione Cosentino a Scigliano proprio sulle falde della Sila. Per Celico vi è però l'esigenza di un approfondimento perché alcuni elementi fanno pensare ad origini più remote, infatti l'ipotesi che Celico preesisteva alle incursioni saracene è suffragata da una eccezionale rarità costituita da un calice di vetro, a corredo della chiesa di San Michele per molti secoli custodito nella stessa e provvisoriamente conservato presso il tesoro della Curia di Cosenza. Le origini del Calice Vitreo si fanno risalire al terzo secolo D.C., non solo perché ciò è dichiarato in un documento che l'accompagna, ma anche perché l'uso di questo tipo di calice è stato permesso dalla Chiesa dal 221 al 260, anno in cui fu vietato e sostituito dai calici in argento. Se questa ipotesi fosse vera le origini di Celico risalirebbero a ben otto secoli prima della data convenzionale. Inoltre c'è la testimonianza scritta che, sempre a seguito delle incursioni Saracene gli abitanti di Gimigliano (CZ) dallo Ionio attraversarono tutta la Sila per rifugiarsi in "un villaggio detto Celico" che si trovava dall'altra parte della montagna; se ne deduce che già all'epoca la località doveva essere abbastanza conosciuta. L'origine dei casali convenzionalmente si fa risalire alle prime incursioni Saracene verso la città di Cosenza avvenute intorno al 980 a causa delle quali gli abitanti di Cosenza cercarono rifugio nella Sila dove già preesistevano dei piccoli villaggi abitati da pastori. L'attuale centro storico originariamente era costituito da quattro agglomerati o " cedule " ben distinte e separate, e precisamente: Celico Calderazzi, importante insediamento ebraico situato nella parte bassa del paese; Celico Cerzito, la parte circostante la chiesa di San Michele; Celico Supranisi, la parte alta in direzione del Cimitero; Minnito, la parte più alta del versante opposto. A seguito delle incursioni Saracene su Cosenza " le cedule" si popolarono sempre più e, sviluppandosi ed incrementandosi fino a trovare soluzioni di continuità, costituiscono un unico grosso agglomerato individuato come Celico Soprano e Sottano e ancora, sempre staccato Minnito i quali "eletti", insieme agli eletti delle altre cedule, amministrano il comune; addirittura sotto il dominio francese intorno al 1811 sarà riconosciuto comune a sé. A tal proposito è doveroso mettere in evidenza la secolare rivalità tra gli abitanti di Celico centro e gli abitanti della frazione Minnito i quali hanno sempre rivendicato, fino a pochi decenni fa, il diritto ad "elevarsi" a Comune autonomo. Questa rivalità probabilmente deriva dal fatto che, a differenza delle cedole di Calderazzi, Cerzito e Sopranisi che si sono fuse diventando un centro abitato unico, la cedola di Minnito rimase relativamente distante fino a pochi decenni fa, quando, estendendosi si congiunse alle altre con le quali si "confuse". Ma la tesi più affascinante, che trova riscontro anche dall'acuirsi di questa rivalità durante le feste patronali, è che la comunità di Minnito avente come patrono San Nicola si rifaceva al rito Bizantino mentre Celico avente come patrono San Michele si rifaceva al rito Ebraico. Celico, che si trova a metà strada tra la città di Cosenza e l'altopiano Silano, estende gran parte del proprio territorio sull'altopiano stesso, con la frazione Fago del soldato e le contrade rurali di Lagarò, Salerni, Muzzo, Torrebarone, Calamauci e Serra Giumenta che complessivamente contano 500 abitanti che insieme a quelli di Celico centro risultano essere al 21/12/1998 di 3.151. Il numero degli abitanti non ha mai superato storicamente le quattromila unità. Inoltre ricade nel suo territorio più della metà del Lago Cecita. L'estensione di Celico sull'Altopiano Silano affonda le radici in un passato remoto; infatti si ha notizia della prima occupazione delle terre in Sila, già nel 1570 , da parte degli abitanti di Celico e dei Casali vicini che, incrementandosi demograficamente, avevano esigenza di coltivare sempre più la terra. Inizia cosi' un susseguirsi di occupazione delle terre con l'alternarsi di provvedimenti di assegnazioni e successivi recuperi, con provvedimenti contrastanti, da parte dei governi che nel frattempo si susseguivano. E' da ritenersi che le terre oggetto del contendersi erano terre demaniali in quanto gli schieramenti "contendenti" riguardavano sempre i contadini da una parte e i rappresentanti dei governi dall'altra.